“Dal 1990 a oggi ogni anno sono aumentati gli eventi meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni, che colpiscono anche in periodi dell’anno atipici rispetto al passato e sono sempre più devastanti. Definire tutto questo con il termine climate change è corretto ma non rende abbastanza l’idea. Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica perché il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta e non con delle infrastrutture rigide e complesse come sono le città e il sistema produttivo ai quali i Paesi più industrializzati sono abituati. Diventa sempre più strategico, per fronteggiare cambiamenti climatici rapidi associati a scarsa rapidità di adattamento della popolazione mondiale, prepararsi a fronteggiare psicologicamente questi effetti. Strategie di gestione del panico, dell’ansia sono alcune degli aspetti che dovranno essere messi nel bilancio di competezne per quei lacoratori che sono a stretto contato con condizioni di lavoro atipiche.
ECOANSIA
L’eco ansia o depressione climatica, è stata definita dall’ “American Psychological Association (APA)” come un disturbo psico-fisico che corrisponde alla “paura cronica del disastro ambientale”. Il cambiamento climatico non sta solo distruggendo il pianeta, ma lentamente erodendo anche la nostra salute mentale.
Gli impatti della crisi climatica sulla salute mentale hanno profonde implicazioni. Uno stato di attivazione continuo, accompagnato da un senso di impotenza e catastrofismo possono ripercuotersi sulla salute mentale a lungo termine. Imparare a gestire le situazioni a noi più complicate permette di ridurre il carico di ansia e migliorare le nostre prestazioni anche difronte a nuove e impreviste circostanze.
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